Santiago – E’ impressionante il livello di violenza che ieri 12 novembre si è impadronito di Santiago e di tutto il Cile. Lo sciopero generale, che teoricamente avrebbe dovuto sensibilizzare il Governo di Piñera sui temi cari a tutti i lavoratori, ha ottenuto come primo risultato solo quello di riaccendere gli atti di violenza nelle strade, nei luoghi di lavoro, rendendo quasi impossibile la mobilizzazione.
Treni, pullman e Metro hanno funzionato ma con tempi e modi imprevedibili e spesso con ritardi di ore. A questo panorama si aggiunge una situazione di saccheggio di supermercati, negozi e tentativi di assalti a camion e veicoli personali.
Gli incendi sono stati coprotagonisti di efferati atti delinquenziali. E’ stata incendiata una chiesa nel barrio Lastarria, bruciando totalmente l’entrata della Parroquia de la Veracruz. Inoltre si sono notati episodi preoccupanti di civili che sparano ai carabinieri e che hanno anche attaccato un’area militare penetrando in essa.
Nonostante che la maggioranza delle manifestazioni si sia snodata in forma pacifica i risultati collaterali causati da questa giornata sono stati catastrofici.
La situazione, in costante peggioramento, ha costretto il Presidente Sebastián Piñera a prendere la parola e si é rivolto ai concittadini ieri seri attorno alle 22.30 cercando di presentare le iniziative per bloccare gli atti di violenza e la ferma decisione da parte del Governo di procedere con la discussione per una nuova Costituzione.
Ma il discorso di Piñera non ha assolutamente tranquillizzato gli animi dei sindacati che hanno organizzato la manifestazione. Insistono che il Governo non ascolta o non vuole ascoltare la voce del popolo e che in ogni caso la nuova Costituzione deve essere discussa con i cittadini e non dai politici desautorizzati dal popolo cileno. E minacciano uno sciopero generale a oltranza.
La contraddizione è che gli stessi sindacati, che per quasi ventisette anni potevano migliorare le condizioni dei lavoratori ma non hanno fatto nulla o ben poco, sono emanazioni dei partiti politici e di quei politici che in questo momento loro definiscono delegittimati.
Non una parola da parte degli organizzatori contro la violenza e i saccheggi, mentre il giorno prima dello sciopero erano arrivate minacce per chi non aderiva soprattutto per i mezzi di comunicazione che avrebbero potuto essere danneggiati con lancio di pietre. Cosa che in effetti è avvenuta come decine di video hanno testimoniato. Una manifestazione che chiede diritti e libertà e incomincia obbligando a partecipare.
Controsensi che stanno concorrendo a determinare una situazione insostenibile soprattutto per il cittadino medio che vede vulnerato il diritto di muoversi liberamente e lavorare.